15 aprile 2006

Cambiare le parole...


UE: ISLAM, ALLO STUDIO LESSICO POLITICAMENTE CORRETTO
(ANSA) - BRUXELLES, 13 APR - L'Unione Europea sta rivedendo il linguaggio usato per descrivere i terroristi che agiscono in nome dell'Islam, con l'obiettivo di mettere a punto un 'lessico' per la comunicazione capace di mandare un messaggio chiaro al grande pubblico: non c'e' niente nella religione che giustifichi atti come l'11 settembre o gli attentati di Madrid e Londra. Un lessico, questo, che fisserebbe le linee guida per i funzionari ed i politici Ue, in modo da evitare di peggiorare situazioni potenzialmente esplosive, come quella seguita alla pubblicazione delle vignette islamiche da parte di un quotidiano danese. ''Non useremo di sicuro il termine 'terrorismo islamico' - ha dichiarato una fonte Ue che ha preferito mantenere l'anonimato -. Parliamo invece di 'terroristi che invocano l'Islam in modo oltraggioso'''. Tra gli altri termini sotto esame, ci sono 'islamista', 'fondamentalista' e 'jihad'. Quest'ultimo, in particolare, viene spesso utilizzato dall'organizzazione Al Qaeda e alcuni altri gruppi in riferimento a una guerra contro gli infedeli, anche se per la maggior parte dei musulmani indica uno sforzo spirituale e non ha quindi una connotazione negativa. Un primo documento della presidenza austriaca di turno dell'Ue su questo tema dovrebbe essere adottato dai Venticinque il prossimo giugno. L'Unione europea ha deciso di muoversi cosi' in una sorta di campo minato, caratterizzato da temi supersensibili, come l'accusa dei critici dell'Islam, secondo i quali si tratta di una religione intrinsecamente violenta. Tuttavia, non affrontare il problema potrebbe essere piu' rischioso. Le caricature del Profeta Maometto pubblicate dal giornale danese (tra cui una che lo ritraeva con una bomba nel turbante), sono state ritenute blasfeme in alcuni paesi musulmani ed hanno provocato violente proteste con numerose vittime. Per questo, sottolineano fonti comunitarie, l'attenta scelta delle parole serve a ''non cadere nella trappola'' e finire per offendere i cittadini. ''Non si puo' usare una terminologia che potrebbe peggiorare il problema - si spiega -. Questo e' un tentativo di capire le sensibilita' sottintese nell'uso di un certo linguaggio''. Sembra destinato a scomparire, quindi, il termine 'terrorismo islamico'. Secondo l'avvocato musulmano Omar Faruk, ''quelle parole non possono stare una accanto all'altra''. L'Islam, rilevano le fonti, ''e' contro ogni forma di terrorismo. La stessa parola Islam significa pace'', ma la diffusione di questa espressione ''crea una cultura in cui il terrorismo viene identificato con l'Islam''.(ANSA). RED-CB

Forse stiamo esagerando nel polically correct, perché mi sembra proprio che questo modo di procedere sia quantomai ipocrita e opportunistico. Ipocrita in quanto dettato dal relativismo galoppante che pervade la nostra povera società occidentale. Opportunistico perché si evita così di "offendere" le sensibilità religiose degli islamici solo perché se ne conoscono le gravi conseguenze in termini di "violente proteste".
E poi quella di decidere la mutazione del significato di alcuni termini, per cui di colpo diventerebbero offensivi, non riesco proprio a comprenderla (gli "islamisti" universitari, per esempio, si dovrebbero preoccupare perché se "islamista" è un termine offensivo, allora tutti i dipartimenti delle facoltà di lettere o di scienze umane che così sono denominati andrebbero rinominati).
L'importante, invece, è che i nostri illuminati eurodeputati possano comunque permettere che i cristiani - e segnatamente i cattolici - vengano offesi quando è possibile (tra l'altro sembra pure che la cosa sia molto di moda negli ambienti chic europei). Tanto non andranno mai a spaccare le vetrine dei negozi (come fanno i no-global), o a bruciare le bandiere dei paesi occidentali come fanno gli islamici, appunto. Sono cristiani? Ebbene, che porgano l'altra guancia...
Come è giusto! D'altronde la Pasqua insegna proprio che Gesù Cristo si è fatto imprigionare, frustare, vezzeggiare, flagellare e crocifiggere senza che si sia giustificato o abbia cercato di difendersi.
Possiamo farlo anche noi, quindi. Perché è la resurrezione quella che conta.
Ma possiamo anche cristianamente e civilmente far notare che questo è - se possibile - l'ennesimo segnale della decadenza della nostra società, che non riconosce più valori condivisi e svende la propria storia e le proprie radici in cambio di nulla.

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