(ANSA) - BRUXELLES, 13 APR - L'Unione Europea sta rivedendo il linguaggio usato
per descrivere i terroristi che agiscono in nome dell'Islam, con l'obiettivo di
mettere a punto un 'lessico' per la comunicazione capace di mandare un
messaggio chiaro al grande pubblico: non c'e' niente nella religione che
giustifichi atti come l'11 settembre o gli attentati di Madrid e Londra. Un
lessico, questo, che fisserebbe le linee guida per i funzionari ed i politici
Ue, in modo da evitare di peggiorare situazioni potenzialmente esplosive, come
quella seguita alla pubblicazione delle vignette islamiche da parte di un
quotidiano danese. ''Non useremo di sicuro il termine 'terrorismo islamico' -
ha dichiarato una fonte Ue che ha preferito mantenere l'anonimato -. Parliamo
invece di 'terroristi che invocano l'Islam in modo oltraggioso'''. Tra gli
altri termini sotto esame, ci sono 'islamista', 'fondamentalista' e 'jihad'.
Quest'ultimo, in particolare, viene spesso utilizzato dall'organizzazione Al
Qaeda e alcuni altri gruppi in riferimento a una guerra contro gli infedeli,
anche se per la maggior parte dei musulmani indica uno sforzo spirituale e non
ha quindi una connotazione negativa. Un primo documento della presidenza
austriaca di turno dell'Ue su questo tema dovrebbe essere adottato dai
Venticinque il prossimo giugno. L'Unione europea ha deciso di muoversi cosi' in
una sorta di campo minato, caratterizzato da temi supersensibili, come l'accusa
dei critici dell'Islam, secondo i quali si tratta di una religione
intrinsecamente violenta. Tuttavia, non affrontare il problema potrebbe essere
piu' rischioso. Le caricature del Profeta Maometto pubblicate dal giornale
danese (tra cui una che lo ritraeva con una bomba nel turbante), sono state
ritenute blasfeme in alcuni paesi musulmani ed hanno provocato violente
proteste con numerose vittime. Per questo, sottolineano fonti comunitarie,
l'attenta scelta delle parole serve a ''non cadere nella trappola'' e finire
per offendere i cittadini. ''Non si puo' usare una terminologia che potrebbe
peggiorare il problema - si spiega -. Questo e' un tentativo di capire le
sensibilita' sottintese nell'uso di un certo linguaggio''. Sembra destinato a
scomparire, quindi, il termine 'terrorismo islamico'. Secondo l'avvocato
musulmano Omar Faruk, ''quelle parole non possono stare una accanto
all'altra''. L'Islam, rilevano le fonti, ''e' contro ogni forma di terrorismo.
La stessa parola Islam significa pace'', ma la diffusione di questa espressione
''crea una cultura in cui il terrorismo viene identificato con
l'Islam''.(ANSA). RED-CB
E poi quella di decidere la mutazione del significato di alcuni termini, per cui di colpo diventerebbero offensivi, non riesco proprio a comprenderla (gli "islamisti" universitari, per esempio, si dovrebbero preoccupare perché se "islamista" è un termine offensivo, allora tutti i dipartimenti delle facoltà di lettere o di scienze umane che così sono denominati andrebbero rinominati).
L'importante, invece, è che i nostri illuminati eurodeputati possano comunque permettere che i cristiani - e segnatamente i cattolici - vengano offesi quando è possibile (tra l'altro sembra pure che la cosa sia molto di moda negli ambienti chic europei). Tanto non andranno mai a spaccare le vetrine dei negozi (come fanno i no-global), o a bruciare le bandiere dei paesi occidentali come fanno gli islamici, appunto. Sono cristiani? Ebbene, che porgano l'altra guancia...
Come è giusto! D'altronde la Pasqua insegna proprio che Gesù Cristo si è fatto imprigionare, frustare, vezzeggiare, flagellare e crocifiggere senza che si sia giustificato o abbia cercato di difendersi.
Possiamo farlo anche noi, quindi. Perché è la resurrezione quella che conta.
Ma possiamo anche cristianamente e civilmente far notare che questo è - se possibile - l'ennesimo segnale della decadenza della nostra società, che non riconosce più valori condivisi e svende la propria storia e le proprie radici in cambio di nulla.
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