Personaggi mitici emersi improvvisamente dalla fervida penna di Giovanni Guareschi ed entrati a far parte a pieno titolo della storia della nostra Italia.
Don Camillo e Peppone: opposti l’un l’altro, eppure per molti aspetti così simili e così uniti. Sono il ritratto di un mondo che non c’è più e che abbiamo voluto archiviare troppo in fretta. E così ci siamo persi i valori buoni, quelli comuni, condivisi e condivisibili da entrambi gli opposti di allora, fossero essi Chiesa e Partito, Democristiani e Comunisti, Ricchi e Poveri… Come la famiglia, il lavoro, la dignità umana, il diritto a una casa…
C’era tutto questo in Don Camillo e Peppone o, se preferiamo, in Don Camillo Tarocci, parroco di Brescello, e Giuseppe Bottazzi, sindaco.
C’era soprattutto una chiara distribuzione dei ruoli in entrambi: ognuno di loro incarnava un’anima vera e palpabile dell’Italia di allora, appena risorta dalle ceneri della disastrosa guerra.
Pane al pane, vino al vino. Quando i democristiani facevano i democristiani e i comunisti facevano i comunisti, i ragazzini nascevano e crescevano con queste certezze e gli adulti rendevano l’anima a Dio dopo averlo sperimentato per una vita…
“C’era una volta un paesino della bassa padana…”.
Oggi c’è solo l’Italia, con tutta la confusione che si porta dietro…
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