05 dicembre 2007

La speranza. Virtù che non delude


Dopo l’amore, ecco la speranza. Stupisce ancora questo Papa. Stupisce perché con la “Spe salvi”sembra voler far intravedere un ribaltamento dell’ordine di insegnamento tradizionale delle virtù teologali – fede, speranza e carità – da sempre presentate in quest’ordine dalla Chiesa. E se San Paolo su tutte pone la carità, anche Benedetto XVI colloca questa virtù al vertice del suo insegnamento. Cosicché con la promulgazione della “Spe salvi”, sembrerebbe facile prevedere che il prossimo tema che vorrà trattare sarà quello della fede. Ma di quale speranza parla Papa Benedetto?  Innanzitutto di quella che i cristiani si sono dimenticati. Anche nel vocabolario. Non è raro, infatti, sentirla sostituire nel linguaggio corrente con parole come “augurio” o “auspicio”. Il cristiano non “augura”, non “auspica”, bensì spera. E così il Papa esorta i cristiani a tornare a parlare di speranza, in un mondo dove le ideologie, dall'illuminismo al marxismo, hanno miseramente fallito nel loro tentativo di costruire una nuova giustizia umana. Un mondo dove l'ateismo ha creato le peggiori crudeltà e ingiustizie e dove la scienza e il progresso senza Dio rischiano, oggi più che mai, di distruggere l'umanità e di trascinarla fino agli “abissi” del male. Benedetto XVI punta allora il dito contro le rivoluzioni comuniste, e pur riconoscendo a Marx acutezza e grande capacità analitica, stigmatizza la sua incapacità di prevedere “un dopo” alla rivoluzione proletaria, che lasciata a se stessa e senza una speranza, ha provocato solo mucchi di macerie desolate. Ma il Papa, soprattutto, rilancia la speranza contro il vuoto di senso di cui soffre oggi il mondo contemporaneo e la propone come mezzo che permette al cristiano di opporsi allo strapotere dell'ideologia e della politica. E’ la virtù che Cristo ha portato all'umanità per affrontare un difficile presente, puntualizzando, tuttavia, che Egli non fu mai un combattente per una liberazione politica. Il Papa ammonisce quindi sui vecchi e nuovi orrori che l'autosufficienza del pensiero scientifico, del progresso e, più in generale, della ragione umana e politica svincolate dalla fede, possono produrre, mostrando un totale pessimismo sulle possibilità dell’esistenza di una giustizia terrena. Anzi, il motivo della speranza cristiana è legato a doppio filo a quella che per lui è l'unica giustizia possibile: quella divina. Una giustizia che sarà incontro intimo con Dio, e che brucerà le nostre sporcizie consentendoci di godere in eterno della sua vista. E’ questa la nostra speranza.

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