Carnevale 2004 - Al "palazzetto" di Ronciglione insieme alla Wonderful Night (foto scattata da Giggi "Scintilla" Federici con la mia macchinetta digitale) |
Quello che segue in fondo alla pagina era ciò che scrivevo dieci anni fa...
Il progetto era un libro, una pubblicazione, una specie di carrellata sui primi dieci anni di Juppiter...
La cosa non è andata mai in porto. Soldi che mancavano e poca convinzione sul progetto.
Dieci anni dopo - venti dalla fondazione di Juppiter - apro i cassetti per leggere cosa pensavo in proposito (Battiato dice che il tempo cambia molte molte cose nella vita... il senso di amicizia e di opinioni...).
Non è che avessi fatto proprio un porcellum. Mi ero dato molto da fare con tanto entusiasmo e tanta fatica - scrivere quel lavoro in quattro/cinque giorni mi costò una visita oculistica e un paio di occhiali nuovi... - per produrre una quarantina di cartelle di storia dell'associazione condita da citazioni colte, ricercate immagini mentali, periodare semplice e d'effetto...
Avevo parlato a lungo con i protagonisti di quella storia. Ero andato alla ricerca di aneddoti, storie di persone, intime motivazioni sul perché si entra in un'associazione e si sceglie di viverla e farla propria...
Oggi il mio giudizio su Juppiter è mutato. E' divenuto asettico, scevro da coinvolgimento personale, quasi senza emozione. Forse un non-giudizio. O perlomeno sospeso.
Juppiter c'è, ma potrebbe non esserci. Per me, per la mia vita, non cambierebbe nulla. Oggi.
Ma un tempo non è stato così. Basta leggere queste righe che seguono...
E domani? Tra dieci anni?
Chissà...
Il tempo cambia molte cose nella vita... il senso di amicizia e di opinioni...
Quelli che seguono sono brani tratti dall'introduzione, dal corpo della storia e dalla conclusione del lavoro...
Bomarzo, domenica 16 settembre 2001 - Rassegna di cori - Stavamo cantando "Un mondo perfetto" (dopo l'11 settembre...). La foto ce l'ha scattata Teresa con la sua macchinetta... |
Scriveva Italo
Calvino, che “le associazioni rendono l’uomo più forte e mettono in risalto
le doti migliori delle singole persone” (Italo
Calvino, Il barone rampante, 1957).
Nulla di più vero.
Vi sono associazioni di ogni tipo intorno a cui si aggregano centinaia di
migliaia di persone. Associazioni di volontariato, sportive, teatrali,
storiche, religiose, di impegno socio-politico o di pura e semplice
ricreazione. E forse, senza sottilizzare eccessivamente, bisognerebbe definirle
tutte “culturali” (mi domando, infatti, se tutti questi aspetti diversi degli
interessi che fanno capo al tempo libero di ogni uomo, non possano veramente
essere definiti cultura). Associazioni,
comunque, che sempre e in ogni caso, si prefiggono la promozione dei più
svariati aspetti della vita sociale, con l’intento chiaro di valorizzare nel
migliore dei modi gli uomini e le donne che ne fanno parte. E chi nella recente
legislazione sull’associazionismo cosiddetto di “promozione sociale” (Legge 7
dicembre 2000, n. 363), ha coniato questa particolare dizione, forse lo ha
fatto proprio avendo in mente la profetica definizione di associazione fatta da
Italo Calvino sul terminare degli anni
Cinquanta – ahimè! – dello scorso secolo.
Juppiter è una di queste. Una
associazione culturale di promozione sociale che offre uno straordinario
ventaglio di possibilità e di interessi diversi a chi sceglie di farne parte.
Una associazione che ha saputo e sa stare nel territorio in cui opera in
maniera originale, collocandosi in una posizione di mediazione tra i bisogni
della gente e le istituzioni locali.
Sono proprio queste
caratteristiche che rendono Juppiter interessante e attrattiva per
decine, ormai centinaia, di giovani della provincia di Viterbo. E sono queste
che, anche e soprattutto, la fanno degna di essere raccontata come esperienza
aggregativa. Ma non per esemplificarne ed esportarne il modello, che è
influenzato comunque dalle persone che ne fanno parte. Questo, infatti, come
per altre originali esperienze aggregative dove si sperimentano o si sono
sperimentate nuove forme espressive, rimane unico e irripetibile (mi viene in
mente la irraggiungibile straordinaria storia della scuola popolare di Barbiana
di Don Lorenzo Milani).
Ciò che, invece,
vale la pena raccontare, è il vissuto, l’esperienza umana di cui è fatta Juppiter.
In una parola, la sua storia. E “la storia siamo noi”, recita la lirica
di una canzone di Francesco de Gregori, ricordandoci che questa non è un grande
mucchio di parole messe lì con un pretesto cronologico sulle pagine di un
libro, una cosa “lontana” dalle nostre vite, ma l’interazione degli atti
consapevoli degli uomini con i loro effetti nel tempo, nel bene e nel male.
Il proposito di
queste pagine quindi, è quello di raccontare l’esperienza di Juppiter a
dieci anni dalla sua nascita. Un viaggio attraverso le decine di iniziative e
attività intraprese, per incontrare soprattutto, le tante, particolari,
affascinanti, uniche e irripetibili storie personali di chi le ha ideate e
avviate.
E’
esagerato definirla avventura?
(...)
Ronciglione, piazza degli Angeli, 11 luglio 2003 - "Destinazione Perù", il primo "sconcerto"-raccolta fondi per l'Operazione Mato Grosso (la foto è di Riccardo Spinella) |
Orte. Il Tevere gli
scorre vicino, pigro, di lì a qualche centinaio di metri.
E sputa fuori tutta
l’umidità possibile. Sempre e invariabilmente, in ogni stagione dell’anno.
Figuriamoci alle soglie dell’inverno quando il tramonto è quasi sempre seguito
dal calare di quella caratteristica e
fastidiosa nebbiolina leggera. Scende sulle strade, sulle case,
inesorabilmente, rendendo tutto più ovattato, quasi irreale.
E’ in una serata
come questa che nasce Juppiter.
Il 18 novembre
1992, davanti al vecchio notaio Giuseppe Togandi si ritrovano in tre: Salvatore Regoli, Marco Greco e Giuseppe
Moscatelli. Saranno loro i soci fondatori della nuova associazione.
Condividono fra
loro l’amicizia e tante, tante iniziative musicali. Fanno parte della stessa
orchestra, la Brass Connection, con cui solcano i palcoscenici delle
trasmissioni televisive di maggior successo di quegli anni.
Musicisti
particolari, però. Mentre chi raggiunge il successo si ritira solitamente in un
proprio Olimpo in qualche modo privato, con pochi rapporti con l’esterno o,
comunque, sempre alla pari con propri pari, Salvatore, Marco e Giuseppe sono
professionisti che hanno un qualcosa in più degli altri.
Oppure in meno.
Dipende dai punti di vista.
Forse, quando si ha l’esigenza di mettere a
disposizione dei giovani le proprie conoscenze, quando si dimostra di possedere
quella specie di inquietudine interiore che ti spinge ad essere e a fare
l’educatore, si possiede solo qualcosa in più degli altri. Un qualcosa che ha
un valore immenso e incalcolabile.
Tutti e tre,
infatti, partecipano alla Scuola di Musica “Giggi Iezzi”. Sono i suoi promotori, ma anche insegnanti. E in questa veste, tutti e tre hanno il desiderio
di mettere a disposizione dei giovani le loro conoscenze musicali, di educare
alla musica, di insegnare. Per questo decidono di fondare Juppiter.
(...)
Ma perché Juppiter?
Cosa fa decidere di denominare una associazione con un nome del genere?
Gli antichi
solevano imporre nomi per augurio. Per cui li sceglievano densi di significati
simbolici poiché erano anche convinti che in essi fosse contenuto tutto il
programma di una vita. Per questo Plauto affermava: nomen atque omen,
nome e presagio (Plauto, Il
persiano, iv, 4, 73).
Anche nel nome Juppiter
è contenuto un presagio, un programma. Con le parole della modernità, diremmo
che in quel nome è contenuto il codice genetico, il DNA dell’associazione, che
porta con sé tutte le informazioni necessarie alla sua crescita e al suo
sviluppo.
Juppiter, presso i latini, era il
figlio di Saturno e fratello di Nettuno e Plutone. Zeus presso i greci,
Giove per noi moderni. I latini lo innalzarono a prima divinità della religione
ufficiale romana. Juppiter Optimus Maximus era il signore del cielo;
l’autore delle piogge e delle nevi, del fulmine, del tuono e della rugiada;
protettore dello Stato, della famiglia e della casa.
Ma riferirsi a lui
con il suo nome, nella forma nominativa Iovis, significava anche riferirsi
“al cielo” in senso naturalistico.
Così, erano soliti
dire sub Iove, ovvero a cielo scoperto, per significare che la
quotidianità delle cose normali scorre comunque sotto lo sguardo del cielo.
Siamo tutti sotto lo stesso cielo, diremmo noi. E accomunati da questa
caratteristica, da questo essere tutti alla stessa maniera sotto lo stesso
tetto, gli uomini sono destinati a vivere insieme uniti nella diversità,
condividendo gioie, dolori, speranze.
Juppiter vuol significare proprio
questo. Un gruppo di persone che lavorano insieme sotto lo stesso cielo,
accomunate dallo stesso destino, che è quello dell’associazione, per perseguire
lo stesso fine di migliorarla, di espanderla, di promuoverla.
(...)
Carbognano, luglio 2002 - Con il coro "Exodus" per una serata "Mondobrillante" (la foto è di Riccardo Spinella) - Cantavo "Ragazzo fortunato" di Jovanotti. |
Ma l’anima di Juppiter,
comunque, è (...) il suo presidente: Salvatore Regoli.
Dopo il diploma al
conservatorio di Santa Cecilia, Salvatore inizia nel 1987 a lavorare in
Fininvest. E’ pieno di entusiasmo e di idee nuove. E soprattutto non soffre
complessi di inferiorità: decisivo, se si ha a che fare con l’ambiente dello
spettacolo. Dà vita, così, all’orchestra Brass Connection, con cui
partecipa ad alcune delle trasmissioni più gettonate dell’epoca (su tutte, la
serie di Bellezze sulla neve e Bellezze al mare). Di Brass
Connection fanno parte anche Marco Greco, Sergio Fabrizi, Bruno Porcacchia,
Giuseppe Moscatelli (insomma, mezza Juppiter). In tutto 10 musicisti:
decisamente bravi.
Suonano in diretta
e per l’epoca rappresentano una vera novità.
Solo l’orchestra di Gianni Mazza
può competere con loro. Ma non c’è concorrenza perché questa suona nelle
trasmissioni di punta di Mamma RAI.
Salvatore è il
capo-orchestra, e da quella posizione ha modo di conoscere molta gente di
spettacolo. E’ in Fininvest che incontra Francesco Salvi. Con lui nel 1993
approda in RAI, dove partecipa a una fortunatissima edizione di Domenica In,
condotta da Mara Venier.
E proprio a Domenica
In, avverà l’incontro con Don Antonio Mazzi, ospite fisso di quella
trasmissione, con cui sarà destinato d’ora in avanti a collaborare fittamente.
(...)
Don Antonio è il
fondatore e presidente della Fondazione Exodus, una comunità di recupero di ex
tossicodipendenti presente con proprie strutture in molte zone d’Italia. Con Domenica
in, Don Antonio diventa prete televisivo, ormai una cosa abituale per quei
tempi, soprattutto in RAI, dove durante la primavera di quell’anno tennero a
battesimo la nuova “moda” con una trasmissione condotta da Elisabetta Gardini
in seconda serata, dove Don Pierino Gelmini, presidente della Comunità
Incontro, era ospite fisso.
Dal racconto
dell’esperienza capranichese di Salvatore, che con Juppiter coinvolge
ormai un centinaio di ragazzi, alla collaborazione attiva con Exodus è quasi un
tutt’uno. E Salvatore diventa direttore artistico di 1000 Giovani per la
Pace, una iniziativa che Don Antonio crea come punto di incontro delle sue
comunità.
A Cassino, nel
settembre del ’94, la prima edizione della manifestazione.
L’occasione serve
anche per mettere intorno ad un tavolo i politici del tempo per discutere di
giovani, disagio giovanile, sociale. Il
tutto condito da momenti di spettacolo e musica realizzati con la
partecipazione di grandi come Renato Zero, Nino Frassica, i Ladri di Biciclette,
Umberto Bindi, Mariella Nava.
Per questo scopo,
Salvatore crea la Big Music School Band, una band formata da giovani
provenienti dalla Scuola di Musica “Giggi Iezzi”.
Sono Silvia,
Enrico, Peppe, Stefano, Enea… giovani di Capranica, di Ronciglione, di Viterbo
che vanno in giro per l’Italia a suonare, e che hanno l’onore di
accompagnare con le proprie note anche grandi cantautori come Renato Zero. E’
un’altro successo di Juppiter.
E la Big Music
School Band, tornerà a suonare ancora negli anni successivi, non solo in
occasione delle varie edizioni di 1000 giovani per la pace, ma anche in
occasione di quelle del Raduno Sportivo Nazionale delle Comunità, altra
manifestazione voluta da Don Mazzi come momento d’incontro dei componenti delle
comunità di recupero per tossicodipendenti sparse per la Penisola.
Così la Big Music
attraverserà l’Italia da Nord a Sud, da Lignano Sabbiadoro a Casagiove, da
Verona a Cassino.
(...)
Carnevale 2004 - Al "palazzetto" di Ronciglione insieme alla Wonderful Night (foto scattata da Giggi "Scintilla" Federici con la mia macchinetta digitale) |
Certo che, in dieci
anni, ne ha fatta di strada l’Associazione “Juppiter”.
All’inizio c’era soltanto una sala, spoglia, semplice.
Tanto entusiasmo e basta.
E “quella
sera, in quella stanza spoglia, piena di seggiole tutte ordinate, non si
parlava di Mussida, né di Britti, né Andreoli o Piero Angela. Quella sera
nasceva qualcosa, qualcosa che sta ancora crescendo…”.
Peppe Pontuale, nel
numero di “Voce” uscito in occasione del decennale dell’Associazione, la
ricorda così la nascita di Juppiter. Non si sarebbe mai immaginato cosa sarebbe
diventata. E nessuno avrebbe potuto farlo. Nemmeno Salvatore, il suo indiscusso
leader carismatico, né Sabrina o Piero, Marco o Bruno.
Tante persone sono
passate per le sue sale. Alcune fermandosi, come rapite dal suo fascino, alcune
di corsa, altre ancora in cerca di qualcosa da dare o da ricevere.
Ma quante sigarette
si possono fumare in dieci anni?
Quante notti insonni si possono passare?
Quante corse si possono fare?
Quanti caffè si possono bere in dieci anni?
Se ci pensi bene,
ti vengono i brividi.
Che avventura!
Un giorno decidi di
salire su un albero, ti arrampichi tra i rami, passi su una pianta, e poi su
un’altra, e un’altra ancora, e ti accorgi che ti piace, lo trovi affascinante,
ti aggrada… ci pensi, ci ripensi e all’improvviso… decidi che non scenderai mai
più.
Buon compleanno
Juppiter.
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