Verso il Cristo Rèi
Tempo brutto quando ci alziamo. Forse pioverà. Prepariamo gli zaini e siamo pronti per scendere a colazione. Ci sediamo in terrazza ma fa freschetto. Latte, caffè, dolce, salato, come al solito abbondante. Facciamo panini per pranzo col ben di Dio che il Castilho 63 ci offre. Alle 9,00 siamo pronti per uscire. Dalla vicina stazione della metro di Marques de Pombal, prendiamo la linea azzurra e ci dirigiamo verso la stazione ferroviaria di Sete Rios. Scendiamo alla fermata della metro Jardim Zoòlogico. Usciti dalla metropolitana ci dirigiamo dalla parte opposta della stazione ferroviaria. Domandiamo ad una ragazza. E’ abbastanza frettolosa (oggi è lunedì e la gente va a lavoro), ma ci indica la strada giusta. A due passi dalla stazione ferroviaria c’è il terminal “rodoviario”, ovvero la stazione dei pullman. Entriamo in stazione e chiediamo quale treno dobbiamo prendere per andare a Pragal, il sobborgo di Lisbona al di là del Tago, dove sorge il santuario di Cristo Re. Linea 4, ci dice il bigliettaio. Andata e ritorno fanno € 3,90 a persona.
Sarà il binario giusto?
Sono indeciso sulla direzione del binario. Vicino ai binari non ci sono display luminosi che indicano gli arrivi dei treni. Chiedo ad un ragazzo che si avvicina per chiedermi degli spiccioli e mi dice che il binario è quello giusto. Ancora non convinto chiedo ad una signora di mezza età con una bambina. “Scusi, per Pragal è il binario giusto?” Non devo aver pronunciato correttamente il nome della località e la signora stenta un po’ a capire la mia domanda, poi mi conferma che stiamo sul binario giusto. Il treno che arriva è un lungo intercity. Saliamo e ci sediamo ma subito due ragazze ci fanno alzare perché ci dicono di avere quei posti prenotati. Sorridiamo con cortese imbarazzo, chiediamo scusa e ci dirigiamo verso un divanetto completamente libero. Ci domandiamo se in Portogallo si prenotano posti in seconda classe… Il treno intanto viaggia non molto velocemente ma sembra andare in aperta campagna. Misà che abbiamo sbagliato direzione. Fotografo un antico ponte con archi ad ogiva che scopro poi essere l’Aqueduto das Águas Livres (l’acquedotto delle acque libere). Finalmente vedo di lontano il ponte 25 de Abril. Stiamo andando nella direzione giusta! Teresa sorride di questa mia “fisima”.
Arrivo a Pragal e al Santuario di Cristo Réi
Attraversiamo il Tejo su questo magnifico ponte strallato a due piani. E' intitolato al 25 de abril. Sopra di noi passa l’autostrada a pedaggio. Vedremo poi il grande casello dal ponte di Pragal andando al santuario di Cristo Réi. Ancora 5 minuti e scendiamo alla stazione. Da qui al santuario sono circa 2 km. Facciamo un po’ di allenamento in attesa di partire per Santiago. Fa caldo umido ma il cielo è sempre nuvoloso. La zona al di qua del Tago si chiama Almada, ma anche Pragal. Non abbiamo capito dove comincia l’una e finisce l’altra. Dopo l’ospedale saliamo verso il santuario tra piccole viuzze e case basse e finalmente arriviamo. Si giunge all’area sacra da dietro rispetto alla grande statua di Cristo a braccia spalancate che guarda Lisbona. Il santuario è una sorta di prosecuzione di quello di Fatima a Lisbona. Non c’è moltissima gente. Nella spianata davanti c’è una grande croce di ferro scuro di ruggine appoggiata ad un traliccio anch’esso di ferro. Poco più in la’ un’ancora con un rimando alla lettera agli Ebrei di San Paolo. Dal piazzale si vede un bellissimo panorama di Lisbona e del ponte 25 de Abril. Peccato il brutto tempo. Senza le nuvole, Lisbona sarebbe stata illuminata dal sole con luce a favore. Facciamo la nostra prima foto con l’autoscatto seduti su una panchina, poi entriamo nel Santuario. A Teresa gli ricorda un po’ Collevalenza. Il posto è ricco di pace con una palpabile carica di spiritualità. L’enorme manufatto di cemento è in pratica una grande porta. Cristo è la porta. Sulla porta di ingresso è scritto: eu sou a porta (io sono la porta). Nella cappella a piano terra ammiriamo una splendida via crucis e magnifiche pitture su grandi pannelli. Quella sopra al tabernacolo del Santissimo sembra indecifrabile. Invece a guardarla bene si scoprono scene tratte dall’Apocalisse. Il pittore ha addirittura disegnato i riferimenti ai capitoli del libro. Vicino al santissimo, una teca offre bigliettini con versetti del Vangelo in varie lingue. Ne prendiamo alcuni. Un ascensore porta in cima alla grande struttura di cemento alta 75 metri, per € 6,00 a persona, andata e ritorno. Dalla terrazza il panorama è vastissimo, peccato ci sia molta nebbia. Scorgiamo appena la sagoma del lunghissimo ponte Vasco de Gama che attraversa il Tago per oltre 9 km (il ponte è lungo complessivamente oltre 17 km ed è il più lungo d’Europa). Verso la foce del fiume, scorgiamo la Torre di Belém. Non faremo in tempo a visitarla. La statua del Cristo si erge sopra di noi per 28 metri di altezza. Le braccia aperte verso Lisbona indicano che è sempre pronto ad accoglierci con gioia anche con le nostre miserie e i nostri peccati. Il tempo passa e dobbiamo scendere per tornare a Sete Rios. E’ oltre mezzogiorno quando ci avviamo verso la stazione di Pragal. Treno ad alta frequentazione. Pulito, ordinato, non un graffito sui vetri e sulle pareti. Mi chiedo quando noi italiani acquisteremo un po’ di senso civico. Anzi… noi italiani che viviamo a sud della Toscana. Arriviamo a Sete Rios che è oltre l’una.
Il terminal “rodoviario” e il viaggio per Fatima
Dal bel terminal dei pullman il nostro verso Fatima parte alle 14,00. E’ della compagnia Rede Expressos: “viatura” 2 e “lugar” 41 e 42. Il biglietto costa € 12,80 a persona. Leggo: “revalidacao valida por 3 horas”, quindi il biglietto è valido per tre ore. Non importa, tra tre ore saremo già in hotel. La “viatura” indica la linea, lo capiamo subito grazie ai display dei terminal dei bus. Saliamo sul pullman dopo aver fatto la fila per mettere gli zaini nel bagagliaio e aver fatto verificare i biglietti dall’autista, che ne stacca una parte e la trattiene. Domandiamo ad un ragazzo se possiamo sederci dove vogliamo. Ci risponde affermativamente. Quindi ci mettiamo seduti dietro all’autista ma… cortesemente ci fanno alzare. I nostri lugar (posti) sono il 41 e il 42… Il ragazzo ci dice sorpreso che questa cosa gli giunge nuova… D’altronde - lo avessi letto! - mi sarei accorto che sul biglietto, subito dopo l’avvertenza sulla durata, c’è scritto che è obbligatorio rispettare il n. do lugar! Il pullman è bellissimo, sedili di simil-pelle comodissimi e livrea della carrozzeria moderna e pulita. Ma tutti i pullman nella stazione sono di questo livello. Penso subito ai nostri pittoreschi pullman della Cotral che forse neppure in Burundi possiedono (senza offesa per il Burundi). Alle 14,00 partiamo puntuali. Circa 130 km percorsi in un’ora e mezza. Il paesaggio è vario. All’inizio l’autostrada corre parallela al Tago, largo, enorme, più del Po, vicino ad una lunga teoria di insediamenti industriali. Gli enormi camini di una centrale elettrica alla nostra destra attirano la mia attenzione. Gmaps mi dice che si tratta della centrale termoelettrica do Ribatejo (della riva del Tago). Da qui in poi il paesaggio cambia e gli insediamenti umani diminuiscono. Molti sono gli oliveti che si vedono dall’autostrada. Gli ulivi però hanno la chioma trascurata e sono generalmente disordinati. Niente a che vedere con i nostri magnifici oliveti di Monteromano, Canino, Vetralla. Moltissimi sono gli eucalipti che vengono utilizzati dall’industria della carta. Le piante giovani destano la nostra curiosità. Hanno la foglia glauca e non sembrano neppure che siano degli eucalipti. Oltre Santarém l’autostrada sale verso una zona più montuosa coperta di conifere (soprattutto pino nero). Stiamo attraversando la Serra di Sant’Antonio. Ormai siamo quasi arrivati. Dopo una ventina di chilometri ecco lo svincolo per Fatima. Da qui al terminal “rodoviario” sono cinque minuti.
Arrivo a Fatima
Ci accoglie una cittadina tranquilla e semideserta. Su una panchina poco distante dal terminal, in avenida de dom Josè Alves Correia da Silva consumiamo il nostro pranzo. Sono le 15,40. Il tempo è coperto ma c’è vento fresco. Ci avviamo verso il nostro hotel, a circa un chilometro dal terminal. Non vorremmo passare per il santuario perché vorremmo riservarmelo per dopo, ma invece ci cadiamo dentro passando dal retro della gigantesca chiesa rotonda della SS. Trinità. La grande spianata della Cova da Irìa a quest’ora è pressocché deserta. E’ deserta ma “parla” e ci comunica subito una straordinaria atmosfera mistica. Sembra che tutto emani spiritualità e la presenza della Madonna. Da brividi. Usciamo dalla zona del santuario e ci dirigiamo verso l’hotel Rosa Mistica, a due passi dal Museo di Arte Sacra e di Etnologia delle Missionarie della Consolata – ci sembra quasi di essere a casa – e dalla casa per ferie dei dominicani.
Hotel Rosa Mistica
L’hotel è molto bello, nuovissimo, o perlomeno ristrutturato completamente molto di recente ed ha anche la piscina sul retro. Ci sistemiamo in stanza, doccia e relax. Abbiamo a disposizione una televisione con canali satellitari che possiamo sintonizzare su Rai News 24 per ascoltare cosa succede in Italia. Intorno alle 18,00 ci dirigiamo verso il centro della cittadina, ma non indugiamo troppo nell’area del santuario: ci riserviamo la visita per domani. Visita e cura dell’anima. Avremo a disposizione un giorno intero cominciando con una bella confessione.
La cena all’Apollo Cafè
Cerchiamo qualcosa per cena ma la cittadina è deserta e i ristoranti sono quasi tutti chiusi. Ne troviamo uno aperto, l’unico ci sembra, in rua Jacinta Marto. Si chiama Apollo - Cafè Marisqueìra. Una coppia italiana con un cagnolino ci fa compagnia dal suo tavolo. Ordiniamo una cosa gigante che mai avremmo voluto ordinare se solo avessimo immaginato l’esagerata abbondanza delle porzioni: arroz de marisco. Una sola porzione basterebbe per quattro. Un brodo di molluschi (marisco) e crostacei con cozze, calamari, scampi, gamberi e riso. Tutto preceduto da un antipasto di olive in salamoia e aglio. Sarà la sera in cui spendiamo di più: 43 euro con vino, acqua e pane. Il caffè lo prendiamo in un bar poco distante. Come faremo a digerire tutto quello che ci siamo mangiati? Dovremo passeggiare un po’, tanto l’hotel chiude a mezzanotte. Invece, avvicinandoci al santuario, sentiamo un altoparlante e vediamo delle lucine.
La processione nel Santuario
Sono dei flambeaux. C’è una processione. E’ la Madonnina che viene portata in processione seguita da qualche centinaio di fedeli con le candele aux-flambeaux. Ci fermiamo della Cova da Irìa davanti alla cappellina delle apparizioni. C’è gente ma c’è silenzio. Persone che pregano e che guardano fissa la madonnina che passa e che torna nella cappella delle apparizioni, per sparire dietro una porta. Nella teca al centro della cappellina c’è la Madonna di Fatima originale, la Madonna pellegrina che ha girato varie volte il mondo col suo messaggio di conversione e di pace. Ha la corona con incastonato il proiettile estratto dal corpo di Giovanni Paolo II. La gente torna nella cappella delle apparizioni e prende posto nei banchi per la benedizione finale. Il sacerdote chiede di presentare gli oggetti sacri che ciascuno vuol far benedire. Teresa presenta il suo rosario di Loreto. Io tiro fuori dalla tasca il mio rosario slegato, una medaglietta dello scapolare del Carmine e uno scapolare di San Michele Arcangelo. Siamo contenti di essere stati presenti a questo momento finale. Non sapevamo nulla e ci dispiace esserci persi il rosario. Domani sera saremo assolutamente presenti.
Le richieste alla Madonna
Ci sediamo anche noi con le altre persone e subito rimango colpito dai volti dei presentì. Moltissimi hanno lo sguardo fisso sulla piccola statuetta della Signora del Rosario. Alcuni muovono le labbra sommessamente, alcuni piangono, altri hanno gli occhi chiusi o la testa raccolta tra le mani. Una signora anziana si avvicina al muretto che separa il presbiterio dall’assemblea e con gli occhi fissi alla Madonna prega e piange, in silenzio muovendo le labbra, con molta compostezza. Cosa avrà chiesto alla Madonna? Cosa avrà le avrà offerto? Non mi scorderò più il suo volto di tenera e dolce madre terrena che parla con la sua Madre Celeste affidandole quanto c’è nel suo cuore. E cosa avranno chiesto alla Madonna tutte queste persone presenti? Di essere liberate dalle malattie? Di essere guarite nel corpo e nell’anima? Di essere aiutate nella conversione? Tutte queste domande affollano la mia testa. Non riesco a sintonizzarmi con la Madonna, non riesco a chiederle nulla. Eppure avrei tanto da dirle e da chiederle. E allora ciò che chiedo è per queste persone. Per tutte queste che sono qui e che possono parlarle e per quelle che non ci sono ma che si rivolgono a Lei con fede e speranza. Tutto ciò che chiedono queste persone, è tutto ciò che chiedo io a Dio per mezzo dell’intercessione della Madonna di Fatima. Tanto lo so che chiediamo le stesse cose. Abbiamo tutti le stesse speranze e gli stessi problemi. Chi più, chi meno, chi in una forma, chi in un’altra, ma siamo fondamentalmente, anche in questo, misteriosamente uguali. Silenziosamente ci avviamo verso l’uscita del santuario. Abbiamo il cuore in subbuglio, come chi ha potuto toccare e vedere sensibilmente ciò che di sensibile e concreto non è. Quando si dice manifestazione del soprannaturale, non deve essere molto dissimile dall’esperienza di questa sera. Con le debite proporzioni naturalmente. I flambeaux sono quasi tutti spenti. Le persone parlano sommessamente in piccoli gruppi o in coppia. Riaffiorano ricordi lontanissimi di bambino nelle sere d’estate. Vedo gente cara che non è più con noi. Le strade sono semideserte. Sono oltre le 23 quando ritorniamo all’hotel.
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