30 aprile 2021

Biove’ e i giochi con le bilie - Capranica come la ricordo io. Lessico semiserio di un mondo che non c’è più.


Non chiedetemi perché questo passatempo praticato da bambini alla soglia dell’adolescenza si chiamava così, perché è un vero mistero etimologico. Era un gioco che si svolgeva con le bilie di vetro (o biglie). Queste ultime erano ovviamente molto diffuse tra bambini e ragazzi. Ne ho viste possedere – con bieca invidia da parte mia – per l’intera capienza di una sportina di plastica. 

Perché le bilie erano molto belle anche solo a vederle. Le piccole eliche di plastica inglobate nel vetro, potevano essere di colori diversi e vivaci. Ci affascinavamo molto nel farle ruotare per ammirare la fusione dei colori provocata dalla velocità della rotazione. Tornando a biove’, questo gioco consisteva nel mandare delle palline all’interno di una buca, come una delle tante di quelle naturali che noi munelli avevamo a disposizione nel tufo, nella terra e tra le fughe delle pietre di basaltina che lastricavano i vicoletti. Tuttavia il terreno di gioco ideale per biove’ era la viva terra ed all’interno del paese non erano moltissimi i posti dove potervi svolgere una sfida. Ci voleva parecchia abilità a lanciare la bilia a volo, a mo’ di boccino, facendo leva tra il pollice e l’indice della mano destra (i mancini ovviamente usavano la loro mano preferita). La piccola sfera prendeva così delle traiettorie che neppure un esperto di balistica avrebbe potuto calcolare e che i ragazzi più bravi padroneggiavano in maniera innata, quasi soprannaturale. I meno abili (ed io tra questi), si accontentavano invece di pitoccolarla direttamente da terra, sempre con l’ausilio del dito indice. La pallina colpita, che magari carambolava su altre palline vicine, doveva rotolare all’interno della buca prescelta, oppure doveva farvi rotolare un’altra pallina che a sua volta colpiva. Solo così si poteva gridare “buca cun tutt’u sinnico!” e si metteva fine ad una manches della sfida vincendo tutte le palline che si erano raccolte nella buca. La partita poteva allora continuare con un’altra buca e un altro sfidante, fin tanto che si avevano a disposizione bilie con cui giocare.

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