15 maggio 2024

La gabbia


Vi siete mai sentiti in gabbia? 

Io si. È da un po' che mi ci sento. 

Eppure ci sono entrato da solo. Nessuno mi ha costretto...

Così al sicuro, in quello spazio delimitato, nella mia gabbia ci vivevo bene. Quattro angoli ben definiti. Nessuna sorpresa, nessun pericolo. Come un uccellino. Semi di miglio e acqua a sufficienza. La sua struttura di filo di acciaio sottile e leggero, mi proteggeva e mi lasciava guardare il mondo fuori. E io lo guardavo. A volte non lo capivo. Spesso lo detestavo. Altre volte ancora ne avevo paura. E mi ritenevo fortunato di stare in quel guscio, con tutto il necessario per sopravvivere. 

Già... sopravvivere. Semplicemente e tristemente sopravvivere. 

La mia esistenza scorreva così, nell'abitudine. Metti il miglio, becca il miglio, metti l'acqua, bevi l'acqua, fai il nido, pulisci le piume, metti il miglio, metti l'acqua... Il tempo passava e non mi accorgevo che la gabbia mi stava uccidendo. Stavo morendo, lentamente, inesorabilmente, senza che me ne rendessi conto... Vedevo il mondo fuori e vedevo scorrere la vita degli altri. La gabbia, che pensavo fosse la mia salvezza, il mio riparo, mi stava stritolando il cuore. 

Ma il mio animo era inquieto. E' sempre stato inquieto. Non ha mai trovato riposo. Ha perennemente vagato nell'insoddisfazione illudendosi di trovare prima o poi uno scopo di vita. Ha cercato ragione di volta in volta nei valori, nelle convenzioni sociali comunemente diffuse ed accettate, nella fede, nella politica, nel lavoro, nella famiglia. E si, perché nella gabbia non ero e non sono solo. Mi ci sono rinchiuso con chi amo. Anche se l'amore che ci ha portato a scegliere di vivere insieme, in quella gabbia, non è più lo stesso del primo giorno in cui ci siamo entrati... Perché ormai è diventato "altro"...

E' così... nel travaglio del mio essere, un giorno ho cominciato a domandarmi se era questa la vita giusta per me, o se invece non valesse la pena che assaggiassi quella che mi sarebbe aspettata se non avessi abitato nella gabbia. 

Ma gli anni sono passati. Velocemente. Velocissimamente. Troppo velocissimamente... E la mia inquietudine è rimasta. Anzi, è aumentata. Ora sono alla vigilia della vecchiaia, e dovrei sentirmi rassegnato a continuare a vivere così, nella gabbia. E morire al suo interno. 

E invece no. Perché è proprio adesso che, sempre più forte, sento il richiamo di tutto ciò che c'è fuori di questo orizzonte ristretto, dove la vista è limitata da fili verticali di metallo ed il miglio ha da sempre lo stesso sapore. 

Perché non mi accontento? Perché non riesco a vivere in pace?

Perché non mi sarà più data un'altra possibilità. 

Perché il tempo sta fuggendo. 

Perché si vive una volta sola... 

Eppure non so decidermi. Perché nella gabbia sto bene. Perché la gabbia è casa mia. Perché nella gabbia ho tutto. Perché se uscissi dalla gabbia farei del male a qualcuno che rimane al suo interno...

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